Convegno IUSVE “La professione del Pedagogista in dialogo”: cronaca, video e riassunto dell’IA

Lo scorso 7 marzo 2025, l’Aula Magna della sede IUSVE di Mestre ha ospitato il convegno “La professione del pedagogista in dialogo. Posture e pratiche nella scuola”, organizzato dall’Area di Pedagogia. L’evento si è inserito all’interno delle iniziative del corso di Alta Formazione “Il Pedagogista a scuola”, giunto alla sua terza edizione, e ha rappresentato un’importante occasione per riflettere sul ruolo del pedagogista e sulle competenze necessarie per operare nel sistema scolastico.

Il cuore della discussione è stato il valore del dialogo nella professione del pedagogista, sia come postura teorica sia come insieme di pratiche concrete da mettere in atto nel contesto scolastico. Il pedagogista, infatti, è chiamato a interagire con insegnanti, educatori, studenti e famiglie, contribuendo alla costruzione di ambienti inclusivi e favorendo il confronto tra le diverse figure che compongono la comunità educativa.

La prima sessione di lavori ha preso avvio con l’intervento di Enrico Miatto, responsabile dell’Area di Pedagogia, che ha sottolineato il ruolo centrale del dialogo nella pratica pedagogica: «l’Area di Pedagogia, nell’ambito della riflessione sulla figura del Pedagogista la cui formazione è promossa nei corsi universitari IUSVE, ha messo a tema un confronto tra professionisti sulla portata dialogica che caratterizza tale figura. Il dialogo diventa metafora viva della capacità di tenuta del pedagogista di fronte alla complessità delle scene educative nella scuola e nell’extrascuola. Si tratta di una capacità di tenuta che chiama in causa lo specifico della competenza pedagogica che consente di interpretare i fenomeni educativi, accompagnare i processi didattici e relazionali, operare per l’inclusione di tutti e di ciascuno».

La seconda sparte del convegno  ha posto l’attenzione sulle pratiche di dialogo che il pedagogista promuove nelle scuole di ogni ordine e grado, nonché nel rapporto tra scuola ed extrascuola. In questo contesto, Elena Zanfroni, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ha approfondito il tema della consulenza pedagogica a scuola, con particolare attenzione al concetto di inclusione: «Il ruolo del pedagogista a scuola rispetto all’inclusione  deve sempre più essere letto come allargato e sganciato dal semplice riferimento all’alunno con disabilità. Se inclusione deve essere qualcosa di diffuso e che quindi riguarda tutti ed è per tutti, bisogna sempre più ragionare con un pedagogista rispetto a quelli che sono le azioni da promuovere. Per fare in modo che tutti gli alunni, nessuno escluso, stiano bene a scuola, ma stiano bene insieme anche ai docenti, a tutto il personale che ruota attorno alla scuola».

Il ruolo del pedagogista come facilitatore del dialogo educativo tra scuola e territorio è stato al centro dell’intervento di Maria Buccolo, dell’Università Europea di Roma, e Silvia Mongili, dell’IIS De Castro-Contini di Oristano. Il loro contributo si è focalizzato sulla figura del pedagogista scolastico nella prospettiva 0-19, analizzando come questa professione possa accompagnare lo sviluppo educativo dalla prima infanzia fino all’adolescenza e all’età adulta. Luca Bertazzi, dell’Università Pontificia Salesiana, ha invece esplorato il tema dell’interazione dialogica educativa, approfondendo il ruolo del linguaggio nella costruzione di relazioni efficaci tra i diversi attori del sistema scolastico.

A chiudere il convegno è stato l’intervento di Beatrice Saltarelli, docente IUSVE, che ha evidenziato l’importanza della comunicazione tra professionisti e il contributo specifico del pedagogista in questo ambito: «Questo convegno  ha voluto mettere in evidenza il ruolo del pedagogista come promotore di dialogo. Non tutte le interazioni verbali sono dialogo: affinché lo siano, è necessario comprendere le condizioni che lo rendono possibile e disporre di un repertorio di azioni che ne rispettino i vincoli. Un pedagogista è “dialogico” quando adotta questa postura nell’intero campo educativo, che, per sua natura, coinvolge molteplici attori».

Margherita Miola per #CubeLive

Briefing document del convegno generato da NotebookLM

Questo briefing document riassume i principali temi, idee e fatti emersi dalla registrazione audio dell’evento “La professione del Pedagogista in dialogo”. L’evento ha visto la partecipazione di diversi esperti del settore pedagogico, tra cui rappresentanti di università, associazioni professionali e professionisti operanti nella scuola. Il focus principale è stato sul ruolo del pedagogista, in particolare nel contesto scolastico, e sull’importanza del dialogo e della postura pedagogica.

Temi Principali e Idee Chiave

1. La regolamentazione della professione di pedagogista e le sfide attuali

  • Stato dell’Albo Professionale: Alessandro Bozzato (Presidente ONIPed) ha fornito un aggiornamento sullo stato di avanzamento dell’albo professionale dei pedagogisti e degli educatori professionali socio-pedagogici, istituito dalla legge 55/2024. Ha menzionato ritardi burocratici e amministrativi, tra cui la gestione di un elevato numero di domande di iscrizione (es. 15.000 solo a Venezia).
  • Collaborazione tra Enti Formativi: Bozzato ha sottolineato la collaborazione pluriennale (3-4 anni) tra Uniped e USV nello sviluppo di progetti formativi come il “pedagogista scuola” fin dai primi passi della figura professionale nella scuola.

2. Il dialogo come elemento centrale della professione pedagogica

  • Diversi Livelli di Dialogo: Don Nicola Giacopini (Direttore USVE) ha esplorato i diversi livelli e ambiti del dialogo all’interno della scuola: tra studenti (peer education), tra insegnanti e studenti, tra insegnanti stessi, e tra l’istituzione scolastica, le famiglie e le istituzioni sociali e politiche.
  • “Il pedagogista come un professionista che è in grado di suscitare e facilitare il dialogo all’interno della scuola…”
  • Il Pedagogista come “Uomo e Donna di Dialogo”: Giacopini ha enfatizzato la necessità che i pedagogisti siano in primo luogo persone capaci di dialogo interiore e interpersonale, riconoscendo umilmente il bisogno di confronto e conoscenza reciproca. “Il mio augurio per questo pomeriggio è che sia tutto già non solo l’oggetto di studio, ma certamente è così, ma anche il dialogo, ma anche la modalità con la quale avviene, ecco, e anche che tutti noi siamo persone, uomini e donne di dialogo…”
  • Il Dialogo come Strumento di Conoscenza: L’aneddoto dell’insegnante che dialoga con il personale delle pulizie per conoscere meglio gli studenti illustra come il dialogo in contesti informali possa offrire prospettive preziose.

3. La postura pedagogica: atteggiamento e modo di stare dentro le cose

  • Definizione di Postura: Michela Possamai (ex Presidente ISRE) ha introdotto il concetto di “postura” come un atteggiamento, un’assunzione, un modo di stare dentro le cose, particolarmente rilevante in pedagogia. “La postura è un atteggiamento, è un’assunzione, è un modo di stare dentro le cose.”
  • Pensare Spazi per i Bambini: Possamai ha utilizzato l’esempio del Jardin d’Acclimatation di Parigi, uno dei primi spazi pensati specificamente per i bambini, per sottolineare l’importanza di progettare pensando ai bisogni e alle prospettive dell’infanzia.
  • Politiche Capacitanti: Riferendosi al pensiero di Lorenza Carlassare (1980), Possamai ha evidenziato la necessità di “politiche capacitanti” che vadano oltre la tutela e la protezione, promuovendo lo sviluppo delle capacità dei bambini e dei giovani.
  • Il Fascino nell’Educazione: Citando Galimberti, Possamai ha sottolineato come l’apprendimento avvenga per fascinazione e come sia cruciale che chi opera in pedagogia (e nella scuola) sia in grado di suscitare fascino negli altri, abbattendo pregiudizi e difficoltà. Allora, io credo che una postura da assumere quando si pensa di fare pedagogia nei contesti educativi e scolastici sia quella di dotare di fascino chi sta a fianco ai bambini.”
  • I “Supereroi” della Quotidianità: La poesia di Antonella Sbuelz “Supereroi” è stata utilizzata per metaforizzare i pedagogisti (e in generale chi si occupa di educazione) come figure che, pur non avendo poteri straordinari, con la loro umanità e il loro impegno possono cambiare la realtà e tenere accesa la speranza.

4. Competenze emotive e relazionali nel lavoro del pedagogista scolastico

  • Fragilità Giovanile e Disagio Emotivo: Vanna Iori ha posto l’accento sull’aumento del disagio giovanile (ansia, depressione, rabbia, mancanza di “mattering”) e sulla necessità che il pedagogista scolastico conosca le cause di queste fragilità e rafforzi pratiche che rispondano alla vita emotiva e alle relazioni “Ritengo che la professione del pedagogista nella scuola sia innanzitutto caratterizzata dall’integrazione delle tradizionali priorità delle competenze cognitive didattiche con le competenze relazionali ed emotive…”
  • Analfabetismo Emotivo: Iori ha evidenziato l’importanza di conoscere “gli alfabeti dei sentimenti” e come l’analfabetismo emotivo (incapacità di nominare e comprendere le proprie emozioni) sia una problematica diffusa.
  • Impatto del Web e dei Social Media: La dipendenza precoce dagli strumenti informatici e l’uso eccessivo dei social media sono stati indicati come fattori che contribuiscono all’impoverimento della comunicazione, alla solitudine e a potenziali danni cognitivi (“brain rot”).
  • Aumento dei Comportamenti a Rischio: I dati presentati da Iori (Istituto Superiore di Sanità, Osservatorio in difesa di Terres des hommes, Associazione Nazionale Pediatri) mostrano un preoccupante aumento del ritiro sociale (hikikomori), degli abbandoni scolastici, dei disturbi del comportamento alimentare, della violenza verso gli altri (bullismo, cyberbullismo, dove le ragazze sono particolarmente colpite) e verso se stessi (autolesionismo, ideazione suicidaria).
  • Ruolo della Famiglia e la sua Privatizzazione: Iori ha sottolineato come anche le famiglie stiano vivendo un aumento del disagio e come la “privatizzazione” dei rapporti sociali e la diminuzione del supporto territoriale rendano ancora più importante il ruolo del pedagogista nel sostenere la genitorialità e costruire una “comunità educante”.
  • Educazione al “Prendersi Cura”: Iori ha concluso sottolineando che la competenza più importante del pedagogista scolastico è l’educazione al “prendersi cura” e la capacità di porre la scuola al centro di una rete territoriale che lavora per il bene comune.

5. La postura riflessiva come meta-competenza professionale

  • Autonomia Scientifica e Responsabilità Deontologica: Il professor Perillo ha evidenziato come la professione del pedagogista, regolamentata giuridicamente, si collochi a livelli apicali nelle professioni educative e formative, richiedendo autonomia scientifica e responsabilità deontologica.
  • Ragionamento e Ripensamento sulle Procedure: La professionalità implica una costante riflessione sulle procedure e sulle pratiche messe in atto.
  • Coltivare la Professionalità nel Dialogo: Le competenze del pedagogista, acquisite nella formazione accademica, devono essere consolidate e affinate attraverso il dialogo e il confronto nella pratica professionale.
  • La Postura Riflessiva come Meta-Competenza: Perillo ha argomentato che la postura riflessiva rappresenta una meta-competenza fondamentale che qualifica scientificamente l’agire educativo e pedagogico del pedagogista e lo sostiene come figura di dialogo.
  • Competenze del Pedagogista: Sono state elencate diverse macroaree di competenza del pedagogista (progettazione, programmazione, organizzazione, coordinamento, consulenza, supervisione, valutazione, ricerca pedagogica).
  • Gestire la Complessità e l’Incertezza: Il pedagogista opera in contesti differenziati ed eterogenei, caratterizzati da problematicità e incertezza, il che rende necessaria la postura riflessiva.
  • Pensiero Riflessivo (Dewey): È stato richiamato il concetto di pensiero riflessivo di Dewey come discernimento della relazione tra ciò che si cerca di fare e le sue conseguenze.
  • Contatto Organico con la Cultura e Scambio Dialogico (Wenfelder): La formazione avviene attraverso il contatto organico con la cultura, mediato dallo scambio dialogico.
  • Riflessività (Mortari, Sprizoni): È stata sottolineata l’importanza della riflessività come ambito professionale specifico in pedagogia.
  • Capacità di Sospendere il Giudizio: La postura riflessiva implica la capacità di sospendere il giudizio immediato per analizzare criticamente le situazioni.
  • Autonomia Scientifica e Circolarità tra Teoria e Pratica: La riflessività consente di esercitare l’autonomia scientifica attraverso la continua connessione tra teoria e pratica.
  • Intelligenza Emotiva Riflessiva: La riflessività include la capacità di riconoscere e dare significato alle emozioni proprie e altrui.
  • Dimensione Etica della Riflessività: Il pedagogista riflessivo interroga costantemente i valori che orientano le proprie scelte ed è consapevole della non neutralità dell’intervento educativo.
  • Bisogno di Dialogo e Confronto: Per esercitare la riflessività, è necessario il dialogo e il confronto con gli altri.
  • Pratiche Educative Professionali di Secondo Livello: La consulenza pedagogica è stata citata come esempio di pratica professionale di secondo livello che richiede riflessività e autonomia scientifica.
  • Sfide Attuali e Responsabilità: Perillo ha concluso richiamando le responsabilità della comunità pedagogica nel codificare il codice deontologico e nel valorizzare la figura del pedagogista in un momento storico promettente ma non privo di difficoltà.

6. La consulenza pedagogica a scuola: leggere e affrontare la complessità per un’inclusione diffusa

  • Inclusione Diffusa: Elena Zanfroni ha ripreso il concetto di inclusione diffusa (Andrea Canevaro) come meta per tutti, che supera l’idea di inclusione destinata solo ad alcune categorie.
  • Complessità del Contesto Scolastico: La scuola è un luogo di incontro di culture e funzionamenti diversi, che richiede competenze specifiche e continuità.
  • Bisogno di Continuità e Benessere: È stato sottolineato il bisogno di continuità nei percorsi educativi e l’importanza del benessere di tutti gli attori della scuola.
  • Diverse Categorie di Bisogni Educativi Speciali (BES): Sono state ricordate le diverse categorie di BES (disabilità, DSA, svantaggio socioeconomico, plusdotazione) e la loro crescente diffusione.
  • Inclusione come Impresa Collettiva:  l’inclusione è stata definita come un’impresa collettiva che richiede la partecipazione di tutti gli interlocutori.
  • Progettazione Mirata e Valorizzazione della Rete: L’inclusione diffusa richiede una progettazione mirata che valorizzi tutti i componenti della rete educativa.
  • Accoglienza Personalizzata e Sviluppo delle Potenzialità: Includere significa accogliere in modo personalizzato, considerando le differenze come risorse e offrendo a tutti l’opportunità di sviluppare al meglio le proprie potenzialità.
  • Crescente Richiesta di Consulenza Pedagogica: Negli anni, è aumentata la richiesta di consulenza pedagogica da parte di scuole, associazioni, famiglie ed enti locali, a partire dai primi anni di vita (0-6 anni) fino alla scuola secondaria.
  • Obiettivi e Ambiti della Consulenza: La consulenza pedagogica mira a fornire strumenti di lettura e intervento, a supportare i processi inclusivi, a promuovere il benessere e a gestire comportamenti problematici.
  • Modalità della Consulenza: La consulenza può assumere diverse forme (sportello, consulenza “a chiamata”, presenza settimanale, consulenza di processo). La consulenza di processo, orientata a una logica di circolarità e crescita della comunità, è considerata più efficace.
  • Decalogo per una Consulenza Pedagogica “Taylor Made”: Zanfroni ha proposto un decalogo per una consulenza efficace, che include la messa a fuoco delle richieste, la lettura approfondita dei bisogni, l’analisi delle domande confuse, la fornitura di strumenti di comprensione, la valorizzazione dell’esistente, la definizione delle priorità, la condivisione di sensi e significati, la fornitura di indicazioni operative e la condivisione di strumenti di monitoraggio e valutazione.
  • Insegnare a Farsi le Domande Giuste: Il ruolo della consulenza non è dare risposte predefinite, ma insegnare a fare e a farsi le domande giuste.

7. Il pedagogista scolastico come guida e catalizzatore di cambiamento

  • Profilo del Pedagogista Scolastico: Mongili ha delineato il profilo del pedagogista scolastico come una guida essenziale nel percorso educativo e scolastico, dalla prima infanzia all’età adulta.
  • Sguardo Educativo sulla Scuola: Il pedagogista guarda la scuola non solo come istituzione formale, ma come processo di crescita e sviluppo esistenziale.
  • Promozione del Benessere Psico-Fisico: Un compito fondamentale è promuovere il benessere psico-fisico degli studenti come base per l’apprendimento.
  • Lavoro in Comunità e Networking: Il pedagogista lavora in comunità con altri esperti, dialogando con famiglie, territori e la comunità stessa.
  • Ricercatore in Azione e Osservatore Partecipante: Il pedagogista è un osservatore partecipante che, con uno sguardo anche esterno, monitora i processi e promuove il cambiamento.
  • Ruolo Rispetto ai Docenti: Il pedagogista dialoga orizzontalmente con il dirigente scolastico e contribuisce alla formazione e all’aggiornamento professionale dei docenti.
  • Competenze e Sviluppo del Sé Professionale e Personale: Le competenze del pedagogista si muovono sul piano del sé professionale (conoscenze, abilità) e del sé personale (storia, attitudini, valori).
  • L’Oltre l’Aula: Costruire Ponti con il Territorio: Il pedagogista opera come catalizzatore di cambiamento, trasformando i saperi scolastici in sfide e opportunità di crescita attraverso progetti che coinvolgono il territorio (laboratori tematici, eventi culturali, iniziative ambientali, mediazione interculturale, supporto alle famiglie, prevenzione del bullismo, educazione alla salute, orti scolastici).
  • Formazione di Cittadini Globali e Comunità Educante: Il futuro vede il pedagogista impegnato nella formazione di cittadini globali attraverso l’apprendimento esperienziale e nella costruzione della comunità educante.
  • Ottica Sistemica (Bronfenbrenner): È stata sottolineata l’importanza di un dialogo tra tutti i sistemi (micro, meso, eso, macro) e il ruolo del pedagogista come elemento di coesione all’interno della comunità.

8. Esperienze sul campo e fattori di successo/criticità

  • Il Modello del De Castro Contini (Oristano): Silvia Mongili ha presentato un’esperienza concreta e sistemica di pedagogia scolastica presso l’Istituto De Castro Contini, resa possibile anche grazie a finanziamenti regionali.
  • La Scuola come Ecosistema: La scuola e ogni classe sono state considerate come ecosistemi complessi.
  • Ricerca in Azione Partecipata: L’approccio si è basato su processi di ricerca in azione partecipata per sviluppare un pensiero critico e riflessivo.
  • Il Pedagogista come Esperto dei Processi Formativi e Green Life Coach: La figura del pedagogista è stata concepita come esperta dei processi formativi e con competenze di “green life coaching” per far emergere le potenzialità di studenti e operatori.
  • Collegamento Tra Progetti e Visione Scolastica: La continuità è stata garantita collegando i diversi progetti nel corso di 10 anni grazie a una chiara visione da parte della scuola e del dirigente scolastico (pedagogista).
  • Modello Educativo Ecologico, Accogliente e Inclusivo: Il modello si basa sulla ricerca-azione partecipativa e sul cooperative learning (che integra le sfere personale, interpersonale e ambientale).
  • Fattori di Successo: Approccio sistemico, attività iniziale di ricerca-azione, coinvolgimento attivo di docenti e personale ATA, rilevazione continua dei bisogni, formazione docenti, coinvolgimento dei consigli di classe, progettazione e risorse, valorizzazione delle risorse interne, monitoraggio continuo e condivisione con il dirigente.
  • Fattori di Criticità: Frammentarietà dei percorsi (mancanza di continuità della figura del pedagogista), poca autonomia e flessibilità (soprattutto nei progetti con finanziamenti esterni), mancanza di riconoscimento della figura del pedagogista come figura di sistema, mancanza di tavoli di lavoro operativi socio-psico-pedagogici tra istituzioni, mancanza di occasioni strutturate di incontro con docenti (soprattutto nella scuola secondaria di secondo grado).

9. Il Dialogo efficace in contesto educativo

  • Due Modi di Intendere il Linguaggio: Il professor Bertazzi ha distinto tra un modo comunicativo (linguaggio come veicolo di significato stabile) e un modo mediatore (linguaggio come mediatore dei processi di pensiero e apprendimento, dove i significati sono co-costruiti).
  • Prevalenza dell’Approccio Comunicativo (Monologico): La ricerca mostra una prevalenza del primo approccio nell’insegnamento, nonostante i ragazzi arrivino con background diversi.
  • Interazione Dialogica vs. Monologica: L’interazione dialogica si basa su enunciati internamente persuasivi, mentre quella monologica su enunciati autoritativi.
  • Quattro Approcci Comunicativi: Sono stati presentati quattro approcci basati sulla distinzione dialogico/monologico e interattivo/non interattivo.
  • Struttura IRE/IRF Prevalente in Classe: La struttura domanda-risposta-valutazione  è prevalente ma limita l’interazione dialogica.
  • Importanza delle Domande “Contingenti”: Le domande che tengono conto di ciò che è stato detto prima e influenzano ciò che seguirà sono cruciali per un dialogo efficace.
  • Valorizzare il Pensiero degli Studenti: Considerare seriamente ciò che gli studenti dicono li pone in una posizione epistemica diversa, promuovendo una co-costruzione del significato.
  • Conoscenza Inerte vs. Conoscenza Attiva: Un approccio monologico produce spesso conoscenza inerte, non utilizzata al di fuori del contesto di apprendimento.
  • Mosse del Discorso per un Dialogo Efficace: Sono state presentate nove mosse del discorso (es. “dimmi di più”, “cosa pensi di questo”) che riescono a mettere in gioco il pensiero degli studenti e a far interagire le idee.

10. Il ruolo del pedagogista nella comunicazione tra professionisti

  • Il Pedagogista nell’Equipe Educativa: Beatrice Saltarelli ha focalizzato lo sguardo sul ruolo del pedagogista nei confronti dell’intera equipe educativa.
  • Specificità dell’Aggettivo “Dialogico”: Dialogico implica azioni specifiche che muovono l’interazione verso il dialogo e superano la sola comunicazione.
  • Co-costruzione ed Eteroglossia/Multivocalità: La prospettiva dialogica si basa sui concetti di co-costruzione del significato e di eteroglossia (la voce del parlante non è univoca, ma scelta tra diversi posizionamenti).
  • La Riformulazione come Strumento Chiave (ma complesso): La riformulazione (restituire con parole diverse ciò che il parlante ha detto) è uno strumento fondamentale per testare la comprensione reciproca e promuovere la co-costruzione, nonostante le resistenze emerse.
  • Antinomie nel Funzionamento della Mente: Il concetto di antinomie (es. autonomia/vulnerabilità, inclusione/esclusione) è un altro presupposto della prospettiva dialogica, che evita polarizzazioni nella lettura della realtà.

Conclusioni

L’evento “La professione del Pedagogista in dialogo” ha evidenziato la complessità e la ricchezza del ruolo del pedagogista, in particolare nel contesto scolastico. Il dialogo è emerso come elemento centrale, declinato in diverse forme e livelli, e strettamente connesso alla postura riflessiva del professionista. Le competenze emotive e relazionali, insieme alla capacità di leggere e affrontare la complessità del contesto educativo, sono apparse cruciali per promuovere un’inclusione diffusa e il benessere di tutti gli attori della scuola. Le esperienze sul campo hanno offerto spunti concreti sui fattori che favoriscono o ostacolano l’efficacia dell’intervento pedagogico, sottolineando la necessità di un riconoscimento strutturale e di una continuità della figura del pedagogista nel sistema scolastico. Infine, un focus specifico sul dialogo efficace ha offerto strumenti pratici per migliorare la comunicazione e promuovere la co-costruzione del significato in contesti educativi e professionali.

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