La Canterbury Christ Church University ha annunciato che da settembre 2025 verrà interrotta l’offerta del corso di letteratura inglese. Una decisione che sorprende soprattutto in una città nota, oltre che per la sua cattedrale, per aver dato dimora a scrittori come Geoffrey Chaucer, Aphra Behn Christopher Marlowe. Come mai una scelta così drastica rispetto a un corso di laurea talmente classico da sembrare inossidabile?
Un portavoce dell’Università ha riferito che la decisione è stata presa in seguito a un calo significativo del numero degli studenti iscritti. Ma sarà l’unica vera ragione? The Telegraph online, che ovviamente fa il suo gioco politico, imputa la causa alla crisi finanziaria che stanno attraversando molte università nel Regno Unito, mentre le tasse universitarie saliranno da 9.250 a 9.535 sterline annue nel 2025, dopo otto anni di congelamento.
Questa chiusura andrebbe riletta in quadro più ampio che ha visto la soppressione dello storico dipartimento di Archeologia dell’Università di Sheffield nel corso dell’anno accademico 2024-2025 e una serie di drastici tagli recenti all’Università di Leicester che già aveva annunciato la riduzione significativa dei programmi di storia e inglese nel 2021.
Ferma restano la necessità di una sostenibilità adeguata vien da chiedersi: quanto il mercato può flettere e piegare la cultura sino a ridurla al silenzio?
«L’istruzione è la chiave per capire il valore delle originalità di ciascuna persona, la ricchezza offerta dal pluralismo, l’inviolabilità delle libertà fondamentali. Conoscere è il primo passo per potersi comprendere e dialogare» ha affermato il presidente Mattarella in occasione della Giornata internazionale dell’educazione 2024, una lezione che forse qualche ateneo farebbe bene a non dimenticare.
Marco Sanavio – direttore CubeLive